Il mercato del pellet in Italia
Una breve panoramica su prezzi, disponibilità e sviluppo del mercato. Stato: ottobre 2022
La situazione attuale del mercato italiano del pellet
L'aumento dei prezzi del pellet è attualmente superiore al 100% rispetto all'anno precedente. Tuttavia, secondo l'AIEL (Associazione Italiana Energie Agroforestali), non si prevedono ulteriori aumenti nel lungo periodo. Attualmente si presume che nella prossima stagione di riscaldamento saranno disponibili sul mercato meno pellet, ma che le importazioni da Germania, Austria e Paesi Baltici continueranno e l'offerta potrà essere mantenuta. La forte attenzione all'espansione degli siti di produzione di pellet e l'aumento della produzione di pellet in Europa avranno un impatto positivo anche sulle importazioni. A causa delle contraffazioni attualmente in circolazione, si consiglia di acquistare i pellet esclusivamente da rivenditori regionali affidabili.
In pratica, nessun altro Paese europeo ha un numero di stufe a pellet pari a quello dell'Italia: circa 2,2 milioni - e circa il 99% di esse con una potenza inferiore a 35 kW (al 2021). Circa il 95% del consumo totale di pellet avviene nelle abitazioni private. Tra il 2010 e il 2018, le stufe a pellet sono aumentate dal 6% al 20% rispetto agli altri generatori di calore a biomassa, grazie soprattutto ai progressi tecnologici nella tecnologia di combustione dei pellet. Il consumo stesso si sta sviluppando fortemente in direzione del pellet di qualità: nel 2020 sono stati venduti 1,2 milioni di tonnellate di pellet certificati ENplus® , che garantiscono una combustione particolarmente efficiente e a basse emissioni.
Come si è arrivati a questo?
I seguenti fattori sono stati determinanti per lo sviluppo del mercato italiano del pellet dall'inizio dell'anno:
- A causa dell'attuale crisi energetica e del forte aumento dei prezzi del gas naturale a livello mondiale, l'uso dei pellet di legno come combustibile è stato forzato in molti Paesi europei - nonostante l'enorme aumento dei costi di produzione di oltre il 40% - e le esportazioni sono state limitate.
- Anche le grandi centrali elettriche e di riscaldamento del Nord Europa si sono affidate sempre più all'uso della biomassa, il che ha accelerato le dinamiche competitive tanto quanto gli sviluppi in calo del settore dei segati, i cui sottoprodotti, la segatura, sono necessari per la produzione di pellet.
- Il conflitto tra l'Ucraina e la Russia e le sanzioni europee hanno provocato una carenza di prodotti e materie prime del legno (compresi i pellet).
- La concorrenza intraeuropea per le forniture di pellet è aumentata notevolmente e ha portato a una ristrutturazione dei flussi commerciali, che ha svantaggiato in particolare i Paesi con quote di importazione molto elevate, come l'Italia.
- Allo stesso tempo, per motivi sia economici che ecologici, in Italia sono state vendute più stufe a pellet e a legna che mai - secondo AIEL, solo tra gennaio e maggio 2022, il 28% in più rispetto all'anno precedente.
- L'aumento dei prezzi del gas e il timore di una carenza di forniture hanno portato a una vera e propria corsa al pellet come combustibile e, in alcuni casi, a un eccesso di scorte.
Nel complesso, i suddetti aspetti hanno portato a un forte squilibrio tra domanda e offerta, che si è tradotto in un enorme aumento dei prezzi e in una minore disponibilità.
Soluzioni a breve e a lungo termine
È già stato chiesto di ridurre l'IVA sulle biomasse dal 22% al 10%*, il livello precedente al 2015, alleggerendo così l'onere per i cittadini italiani. A lungo termine, sarà particolarmente importante promuovere lo sviluppo di filiere produttive nazionali per ridurre la dipendenza dalle importazioni di pellet e attutire così l'impatto delle fluttuazioni internazionali sull'Italia.
*Aggiornamento - Dicembre 2022: sembra ormai certo che l'IVA sul pellet scenderà dal 22% al 10% a partire dal 2023. Questa misura è prevista in uno degli emendamenti alla legge di bilancio.
Aggiornamento - Luglio 2023: qui
Aggiornamento - Novembre 2023: qui
Fonte: AIEL